Ernesto Maria Ruffini lascia l’Agenzia delle Entrate: un’era si chiude
Dopo oltre sette anni di servizio, Ernesto Maria Ruffini ha annunciato le sue dimissioni da direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, una decisione che sembra maturata sotto pressioni politiche e personali. Da un lato, i rapporti tesi con l’attuale governo, dall’altro, una crescente volontà di esprimersi su temi sociali e civici, hanno probabilmente contribuito a questa scelta. Un ruolo cruciale, ricoperto con competenza e determinazione, che lo ha visto attraversare quattro governi e affrontare sfide significative, dalla digitalizzazione del sistema fiscale alla gestione degli aiuti durante la pandemia di Covid-19. Ma cosa ha portato a questa decisione e cosa ci si aspetta ora?
Le motivazioni e il contesto
Ruffini ha dichiarato che le sue dimissioni sono guidate dalla volontà di rimanere fedele a se stesso e di difendere il diritto di discutere temi sociali fondamentali. Sebbene abbia negato l’intenzione di entrare in politica, il suo recente impegno pubblico e i suoi discorsi sull’importanza del senso civico e del bene comune, come il richiamo alla necessità di un dialogo più costruttivo tra istituzioni e cittadini o la denuncia delle disuguaglianze sociali in eventi pubblici e interviste, hanno alimentato speculazioni su un possibile ruolo attivo nel panorama politico italiano.
Un bilancio dell’era Ruffini
Palermitano, classe 1969, Ruffini ha assunto la guida dell’Agenzia nel 2017, segnando un cambio di passo rispetto ai suoi predecessori.
- Digitalizzazione: La sua visione del “Fisco 2.0” ha introdotto strumenti come la dichiarazione precompilata, che ha ridotto significativamente gli errori e semplificato le procedure per milioni di contribuenti; la fatturazione elettronica, che ha migliorato la trasparenza nelle transazioni commerciali e ridotto l’evasione fiscale; e l’uso delle PEC, che ha velocizzato le comunicazioni ufficiali e sostituito le tradizionali raccomandate, abbattendo i costi per l’Agenzia e per i cittadini. Questi cambiamenti hanno reso il sistema fiscale più moderno ed efficiente.
- Recupero dell’evasione: Sotto la sua gestione, il recupero dell’evasione fiscale ha raggiunto record significativi, passando da 20,1 miliardi nel 2017 a 24,7 miliardi nel 2023. Tuttavia, non sono mancate le critiche, soprattutto per le difficoltà nella gestione di alcune misure straordinarie come il concordato preventivo biennale. Questo strumento, concepito per facilitare il recupero fiscale da parte di piccole e medie imprese, ha incontrato notevoli ostacoli operativi, tra cui ritardi nelle approvazioni e interpretazioni divergenti delle normative, che hanno creato incertezze per i contribuenti e aumentato il carico amministrativo dell’Agenzia.
- Gestione del Covid-19: Durante la pandemia, l’Agenzia si è trovata a distribuire miliardi in aiuti economici, una sfida inedita che ha evidenziato la necessità di una macchina amministrativa sempre più efficiente.
Le sfide e le critiche
Nonostante i risultati raggiunti, Ruffini ha affrontato critiche sia dall’interno sia dall’esterno. La gestione delle lettere di compliance, progettate per favorire l’adesione spontanea dei contribuenti, è stata contestata per errori di targeting. Inoltre, i frequenti condoni fiscali voluti dai vari governi hanno suscitato polemiche sull’efficacia delle politiche adottate.
Il rapporto con l’attuale governo, in particolare, si è rivelato teso. Ruffini ha contestato apertamente alcune dichiarazioni politiche che dipingevano il fisco come oppressivo, sottolineando invece il ruolo dell’Agenzia come interlocutore equo e corretto.
Il futuro: politica o pausa?
Mentre il dibattito sull’eventuale ingresso di Ruffini in politica si intensifica, lui stesso ha dichiarato di non voler partecipare a quello che ha definito “il chiacchiericcio politico”. Tuttavia, la sua figura, con un profilo che unisce competenza tecnica e impegno civico, potrebbe rappresentare una risorsa per un centrosinistra in cerca di nuovi leader.
E ora?
Il direttore vicario Paolo Savini assumerà la guida ad interim dell’Agenzia delle Entrate, in attesa della nomina di un successore. La sfida principale sarà continuare il percorso di modernizzazione e migliorare ulteriormente il rapporto tra contribuenti e istituzioni fiscali.
L’addio di Ruffini segna la fine di un’era. Un periodo contraddistinto da innovazione e riforme, ma anche da sfide complesse che riflettono le difficoltà intrinseche di una macchina fiscale che deve conciliare rigore e giustizia sociale. Il suo lascito, però, potrebbe andare oltre il mondo dell’amministrazione pubblica, influenzando anche il futuro politico del Paese.
Redazione
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