Immaginate di essere a una festa in maschera. Da una parte, il governo italiano si presenta travestito da stratega internazionale, con mappe del mondo, progetti di cooperazione e ambizioni di tregue storiche. Dall’altra, l’opposizione si aggira come un detective di provincia, impegnata a investigare sulla spinosa questione dei tablet nelle scuole. Una scena tristemente esilarante.
L’opposizione, oggi, si scaglia contro il governo (Valditara capro espiatorio di turno) accusandolo di sperperare denaro pubblico per fornire tablet e attrezzature elettroniche agli studenti italiani. Una tragedia epocale, pare. Dopotutto, è risaputo che insegnare ai ragazzi a usare strumenti moderni sia un attentato al futuro del Paese. Come osiamo puntare sull’innovazione e sull’istruzione tecnologica quando c’è ancora chi difende con eroismo la nobile arte della matita temperata? Chi pensa grande, invece, si dedica a ben altri orizzonti: far crescere l’Italia nel panorama geopolitico internazionale.
Prendiamo ad esempio il governo, che in queste settimane sta tessendo una rete di iniziative su più fronti: dagli aiuti umanitari in Medio Oriente all’evacuazione di bambini oncologici da Gaza verso ospedali italiani, passando per la cooperazione economica con l’Oman e il consolidamento del ruolo italiano nell’Unifil in Libano. Il ministro Tajani, instancabile ambasciatore del brand Italia, non solo distribuisce aiuti e stipula accordi, ma rilancia il ruolo strategico del nostro Paese nel Mediterraneo e oltre. Certo, ogni tanto qualche svista accade – vedi la discutibile tappa turistica di Giorgia Meloni al Cristo Redentore dimenticando l´appuntamento con la stampa italiana a Rio de Janeiro – ma anche le scivolate servono a calibrare il passo successivo.
Eppure, mentre Tajani e Bernini consegnano aiuti umanitari ad Ashdod, e il viceministro Cirielli intreccia rapporti strategici con l’Oman, in patria l’opposizione è impegnata in una lotta serrata contro la modernizzazione scolastica. Soldi spesi male, dicono, per tecnologie che potrebbero migliorare l’accesso all’istruzione e, osiamo dirlo, aprire una finestra sul mondo. Nel frattempo, il governo lavora a programmi di telemedicina per Gaza, progetti di ricostruzione sanitaria e piattaforme educative che coinvolgano le nostre università. Ma guai a farlo notare: si rischia di rovinare la narrazione della “matite contro i tablet”, uno scontro epico che neanche Tolkien avrebbe osato scrivere.
Chi pensa grande, poi, guarda al medio-lungo periodo. L’Italia, che non si limita a gestire l’emergenza a Gaza, punta a diventare un pilastro europeo nella Nato e propone soluzioni creative per i dazi e la difesa comune. Si progetta un’Europa più integrata, una strategia africana per partenariati equi, e un ruolo centrale nei Balcani, dove l’Italia ospiterà il vertice “Amici dei Balcani”.
E chi pensa piccolo? Beh, ci auguriamo che un giorno si svegli e capisca che temperare matite, per quanto nobile, non renderà grande un Paese. L’opposizione, anche criticando, potrebbe proporsi come partner propositivo. Ma forse è troppo impegnata a contare le schegge delle matite spezzate per accorgersene.
L’Italia è sulla buona strada, anche se il traguardo è lontano. Non tutto è perfetto, ma è difficile ignorare i progressi in corso. Alla fine, chi pensa grande costruisce ponti. Chi pensa piccolo, tempera matite.
Giuseppe Arnò