Una sonora sberla alla povertà: il milione di euro di Benigni e lo sperpero di denaro pubblico
Cari cittadini, mettetevi comodi e prendete appunti, perché la lezione di economia surreale ce la regala nientemeno che la Rai, con il generoso contributo di un milione di euro a Roberto Benigni per il suo monologo sul “sogno europeo”. Già, perché mentre gli ospedali cadono a pezzi, le scuole faticano a trovare i fondi per la carta igienica e le imprese annaspano in un mare di tasse, ci viene servito su un piatto d’argento un bel pippone ideologico a peso d’oro. Ma tranquilli, è tutto perfettamente normale.
Un milione di euro. Per cosa? Due ore di monologo, zero scenografia, nessun effetto speciale, nessuna colonna sonora da kolossal (se non qualche nota di Nicola Piovani). Tutto il budget è andato alla Melampo, la casa di produzione di Benigni e signora. Praticamente un bonifico familiare con l’etichetta “cultura”. E ci dicono pure che non è una cifra irragionevole, dato che parliamo di un premio Oscar. Ah beh, allora siamo tutti più tranquilli!
Ma passiamo alla sostanza: il sogno europeo. Un’utopia incartata e consegnata in Eurovisione con tanto di sermone contro i nazionalismi, portatori di guerre e odio . Ovviamente senza alcun riferimento al fatto che il popolo europeo è sempre più stanco di proclami e sogni a sei zeri, mentre la realtà è fatta di inflazione, disoccupazione e welfare a pezzi.
E mentre noi poveri mortali ci dibattiamo tra bollette esorbitanti e stipendi che arrancano, il governo si chiede come mai la fiducia nei confronti delle istituzioni sia ai minimi storici. Magari il milione di euro versato per questa “predica” poteva essere impiegato in modo più utile? Chissà, addirittura per migliorare le condizioni di qualche scuola pubblica, per aumentare le borse di studio, per aiutare gli ospedali che non hanno nemmeno i posti letto per i pazienti?
Ah già, ma noi siamo quelli che si riempiono la pancia con i monologhi. E allora avanti con la grande illusione, che tra un proclama sull’Europa e una sberla alla povertà, almeno ci faranno sognare di essere ricchi. Anche se, alla fine, l’unica cosa che cresce è il conto in banca di chi quei sogni ce li racconta a caro prezzo.
Di Redazione
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