Assistendo alla crisi di pianto dell’on. Fornaro, mi sono chiesto cosa potesse averla scatenata in modo così intenso e drammatico.Fischi, urla, imprecazioni, persino spintoni… tutto nella norma della dialettica politica accesa. Ma le lacrime, un pianto a singhiozzo inconsolabile!
Ho cercato di capire quale ispirazione ideale potesse legare Fornaro a Spinelli.
Avevo solo una conoscenza sommaria della figura di Altiero Spinelli che, a dire il vero, ha avuto un ruolo marginale nel panorama politico italiano.
Comunista, federalista, azionista, talvolta vicino ai radicali, infine indipendente di sinistra: ha ricoperto incarichi istituzionali negli anni ’70 e primi anni ’80, ma quasi esclusivamente in ambito europeo. Erano i tempi in cui i partiti italiani inviavano a Bruxelles le “mezze figure” o i “dinosauri” destinati alla rottamazione politica in patria.
Eppure, il Manifesto di Ventotene esisteva già dal 1941.
Eppure, il povero Spinelli aveva scontato dieci anni di carcere (dal 1927 al 1937) e altri sei di confino, prima a Ponza e poi a Ventotene, fino al 1943.
Lì incrociò anche il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che – stando ai racconti di Pietro Nenni – a Ventotene pare fosse più interessato alla lettura de L’Intrepido che agli scritti di Spinelli.
Eppure, il povero Spinelli non aveva preso parte attiva alla Resistenza, né al Comitato di Liberazione Nazionale, né aveva lanciato bombe o compiuto attentati. Forse anche per questo non riuscì a fare carriera nella Prima Repubblica: che peso potevano avere, nel dopoguerra, sedici anni di carcere e confino in patria rispetto all’esilio a Parigi o in Svizzera di Pertini e ai suoi pochi anni di reclusione a Ventotene?
Spinelli, poi, aveva avuto l’ardire di criticare gli orrori dello stalinismo!
Mentre lui era in carcere, Il Migliore, il compagno Togliatti, soggiornava a Mosca, vicino a Stalin, impegnato nella gestione dei “traffici siberiani”.
E non furono forse proprio i comunisti, nel 1978, per fare un dispetto all’odiato Craxi, a proporre ed eleggere Pertini – e non Spinelli – alla Presidenza della Repubblica?
A quei tempi, forse, nel curriculum dei candidati le pagine de L’Intrepido valevano più di quelle del Manifesto di Ventotene!
Sarà anche per questo che, oggi, soltanto l’on. Fornaro, esponente di solide tradizioni socialdemocratiche – quelle di Saragat, tanto avversate dal PCI del dopoguerra – è stato travolto dall’emozione per le parole della Meloni nei confronti del grande pensatore europeo?
Confusione, confusione…
Mi dispiace se sei figlia
Della solita illusione…