Succede che al funerale di Papa Francesco, dentro la Basilica di San Pietro, Trump e Zelensky si siedono uno di fronte all’altro. Solennità, storia, diplomazia… eppure l’occhio fino nota subito una cosa: c’erano tre sedie, mica due!
La terza, all’inizio bella piazzata lì tra loro, sparisce misteriosamente dopo un rapido scambio di battute. E giù a fantasticare: era per Macron? Era per Starmer? Era per l’oste che portava il vino? Boh.
Qualcuno dice che fosse il posto per un interprete, altri che servisse come appoggio per giacche e borsette. Ma probabilmente – diciamolo – si sono accorti all’ultimo che, con quella terza sedia nel mezzo, sembrava il tavolino di una trattoria di paese. E allora via, sparita come nei giochi di prestigio.
Comunque, Trump e Zelensky si sono fatti la loro chiacchierata da uomini veri: una quindicina di minuti di faccia a faccia, senza testimoni scomodi e senza caffè corretto. Poi, a fine cerimonia, Zelensky ha stretto mani e scambiato parole anche con Macron, Starmer e Meloni (con quest’ultima ha chiacchierato per quasi un’ora), mentre Trump era già in viaggio, forse a cercare un altro tavolo con meno misteri.
Il merito di questa giornata ben riuscita? A Meloni per l’organizzazione impeccabile, ma soprattutto a Papa Francesco, che anche nel suo ultimo viaggio ha saputo unire il mondo. Che Dio lo abbia in gloria.
E la terza sedia? Sarà rimasta lì, dietro una colonna, a farsi una risata.
Giuseppe Arnò
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