La “Monaca Santa”

INTERVISTA A SUOR EUGENIA

Come la Croce è stata la misura dell’amore di Gesù per noi, così essa è la misura del nostro amore per Lui” parole della Beata Elena Aiello.

Una frase che già dice tutto sulla figura di questa Beata, così tanto amata in Italia e non solo.

Ella nasce nel 1895 e cresce in un ambiente familiare esemplarmente cristiano in provincia di Cosenza, a Montalto Uffugo. Rimane sin da giovinetta orfana di madre e durante una malattia dedicò la propria esistenza al Signore con i voti di povertà, castità, obbedienza e solidarietà verso il prossimo.

Si affida all’inizio del suo percorso vocazionale alle opere di San Francesco di Paola, patrono della Calabria e di Santa Teresa di Gesù Bambino e, ad essi richiamandosi, dà vita alla Congregazione delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Dopo aver visitato assieme al prof. Giuseppe Trotta, esperto in arti sacre, l’omonimo Istituto a Cosenza, in particolare il museo dedicato alla Beata Elena Aiello, ci si è presentata l’opportunità di conversare con la Madre Generale dell’Ordine, suor Eugenia Amodio, che, con la cortesia che la distingue, ci ha concesso l’intervista appresso riportata.

Reverenda, la vocazione religiosa è un dono divino, una chiamata a servire Dio e a partecipare al compimento del suo piano per la tua vita. Come ha scoperto questa sua vocazione?

La vocazione si manifesta spesso attraverso dei SEGNI che è necessario saper cogliere e interpretare.

A me si è manifestata attraverso un particolare trasporto per la preghiera. Sin da bambina ho sempre sentito il bisogno di pregare. Chi può dubitare, che nei momenti difficili, quando la nostra forza non è bastevole, sentiamo la necessità di rivolgerci a Dio? Siamo deboli, e abbiamo bisogno dell’ausilio di Dio. Accade però che spesso, non perseveriamo nella preghiera. Non si prega solo quando qualche problema ci affligge; siamo fragili e bisognosi e per ciò bisogna perseverare nella preghiera. Cosa che ho sempre fatto. E poi, a un certo punto, ho capito che la vocazione religiosa per me sarebbe stata un percorso verso la felicità e la realizzazione personale. “[…]la chiamata del Signore è grazia, è dono gratuito, e nello stesso tempo è impegno ad andare, a uscire per portare il Vangelo”.

Reverenda, una volta scoperta la sua vocazione cosa rappresenta questa scelta nella sua vita?

Volontà di diffondere l’amore di Dio; osservanza dei precetti divini perché è Lui che chiama; infatti, è questo il significato etimologico e più profondo della parola vocazione, che vuol dire “chiamata”.

Reverenda, quali sono le sfide della vita consacrata di oggi?

La vita consacrata nel mondo in cui viviamo deve essere collocata nello scenario di una ecclesialità aperta; quella indicata dal Concilio, che esprime solidarietà, amore e rispetto verso i nostri simili in un contesto culturale interattivo. Comunque, vale rilevare che a tutt’oggi il marchio di fondazione del nostro Istituto, resta, precipuamente quello dell’infanzia disagiata e degli anziani soli e abbandonati, campo operativo in cui agiamo mettendo in funzione tutte le nostre forze. Purtroppo, le guerre, la globalizzazione, la pandemia e il conseguente nuovo modello di vita hanno sovvertito i valori e i modi di vivere che caratterizzavano le comunità cristiane del passato, per cui è necessario incamminarsi verso una “nuova evangelizzazione” — o, meglio, “evangelizzazione nuova” — (formula tipica dell’attuale pontificato, significativamente iniziato con l’esortazione a non temere di spalancare le porte a Cristo, perché solo Lui fonda e tutela l’umanesimo integrale).

Reverenda, i cosiddetti abusi liturgici; la mentalità secolare, che svilisce la ricca tradizione della Chiesa; lo sbando morale; e la crisi di fede saranno sanabili?

Sarà dura, il popolo italiano è diventato più ateo, più pagano, il popolo fedele si allontana dalla Chiesa e la corruzione si propaga a macchia d’olio, ma noi non demordiamo, dobbiamo sovvertire la crisi delle vocazioni e riproporre con efficacia i veri valori cristiani.

Reverenda, quali sono le opere di carità ereditate da Madre Elena Aiello?

Certamente, come già detto, l’assistenza all’infanzia disagiata e agli anziani, testimoniando la nostra fede in Gesù Cristo, la fraternità e la fedeltà alla vocazione dell’Istituto, camminando sulla “via minima” del Vangelo.

Foto n.2

 

Foto n.1: Suor Adelaide (sin.), Suor  Eugenia, Giuseppe Arnò e suor Rosanna

Foto n. 2 – Suor Eugenia Amodio, Madre Generale dell´Ordine

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