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Roma assiste al G 20 improvvisato in occasione del funerale del Santo Padre
Esplode la bella stagione appena dopo una Pasqua che in maniera immutabile si è confermata vocata al maltempo. Fedele alla tradizione anche quest’anno l’acqua è scesa giù a secchiate un po’ a macchia d’olio lungo tutta la penisola, fornendo l’ambientazione più adatta ad accogliere la notizia che ha unito tutto il mondo cattolico nel dolore della perdita del Santo Padre.
Reduce da una lunga malattia solamente il giorno prima aveva impartito la sua ultima benedizione Pasquale urbi et orbi, scendendo poi tra la folla per quello che sarebbe stato il suo ultimo giro di Piazza San Pietro.
Tra i messaggi di cordoglio di tutti i principali leader e Capi di Stato e persino dal mondo arabo non è passato inosservato il comportamento di Israele che ha deciso di rimanersene sulle sue per motivi personali. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu coerente a sé stesso ha addirittura ribadito l’astio per il pontefice appena scomparso ordinando al ministro degli esteri di far cancellare i tweet di condoglianze apparsi sugli account ufficiali di diverse ambasciate israeliane in tutto il mondo.
L’imposizione ha scatenando le polemiche interne di quei diplomatici che in quei paesi svolgono la loro attività e c’è chi ha saputo sottrarsi, come Yaron Sideman, ambasciatore israeliano presso la Santa Sede che sulla piattaforma X ha dedicato un lungo e commosso messaggio di cordoglio per il Papa, seguito anche da quello di Jonathan Peled, ambasciatore israeliano a Roma.
I motivi di tanto rancore ovviamente risiedono nelle posizioni espresse più volte da Papa Bergoglio che a differenza d tutti gli stati succubi economici di Israele, aveva condannato apertamente l’operato di questi ultimi nella striscia di Gaza. In particolare queste sono le parole che hanno caricato il livore di Benjamin Netanyahu: “A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali”.
Parole forti davanti alle quali però il leader israeliano anche rimanendo coerente a sé stesso avrebbe potuto mostrare una classe e un’umanità che evidentemente gli difettano. Una durezza che fa pensare a come il leader di un popolo possa ignorare totalmente la lezione della storia perpetrando ad altri esseri umani la stessa barbarie e negandogli il diritto di esistere come a suo tempo fu negato al suo popolo.
Sembra assurdo ma è così. Sempre assurdo ma con le debite proporzioni è quanto accade in casa nostra dove tutti tra leader, politici, giornalisti, insomma chiunque faccia opinione, si affretti a santificare un Papa appena scomparso schierandosi tra i suoi fedelissimi anche quando in vita non lo è stato scandalizzandosi a volte per qualche sua esternazione o presa di posizione. Abbastanza ridicolo anche il fatto che il funerale del Santo padre si sia trasformato in una sorta di G 20 con i Capi di Stato indaffarati a risolvere le loro questioni diplomatiche come trasmesso dalle immagini diffuse in mondo visione.
Se non proprio non – convenzionale a questo Papa bisogna riconoscere il merito di essersi espresso senza troppi giri di parole su diverse questioni utilizzando a volte termini quantomeno “coloriti” come sulla questione dell’omosessualità nel clero, anche se in un “fuori onda”, mostrando una coerenza che invece non hanno tutti gli ex detrattori che oggi si mostrano addolorati come moderni Farisei.
Adesso con il conclave alle porte si aprono le danze per la successione al soglio di Pietro e c’è da scommettere che, come per gli ultimi Papi eletti in buona parte, sarà espressione politica della direzione che la Chiesa Cristiana intende intraprendere nei prossimi anni.
Gli addetti ai lavori propendono per Italiano, tra i favoriti i Cardinali Pietro Parolin, Matteo Zuppi e Pierbattista Pizzaballa, ma si sa, nella segretezza della Cappella Sistina tutto può succedere.
La morte del Pontefice spostando tutta l’attenzione della vita pubblica, ha spento anche i riflettori sulla sinistra italiana sottraendola alla figura ridicola raccattata all’indomani della visita di Giorgia Meloni alla Casa Bianca. A corto di argomenti politici come sempre negli ultimi 20 anni, erano tutti li a sperare che Trump riservasse alla Premier Italiana un trattamento come quello riservato a Zelensky, salvo poi rimanere fortemente delusi dagli eventi.
Giorgia Meloni in maniera inequivocabile ha saputo mostrare ampie doti diplomatiche, mettendo la faccia in prima persona in un momento delicato vista la questione dei dazi, dove gli altri “grandi” leader Europei,con la Presidente Ursula von der Leyen in testa, non sapevano che pesci pigliare. Una missione di innegabile valore politico in cui la Premier è riuscita a distendere gli animi, creare le basi di un dialogo economico tra USA ed Europa e non ultimo, riportare al centro della scena politica internazionale la diplomazia italiana relegata all’angolo da Francia e Germania orami da troppi anni.
Risultati sotto gli occhi anche di un bambino ma che a sinistra hanno tentato di sminuire in ogni modo. Politici e attivisti, sguinzagliati in ogni trasmissione tv hanno ribattuto con forza che la missione della Meloni era stata un fallimento. Come se in mezz’ora avesse dovuto risolvere lei un delicato stallo internazionale.
Hanno tentato di mistificare ogni progresso diplomatico, scambiando un “pour parler” della Premier con Trump per un accordo per l’acquisto di gas che ci avrebbe messo in posizione di sudditanza energetica verso gli USA. Il risultato è stato quello di rendersi ridicoli, negando un’evidenza che serve solo a perdere ulteriori elettori di una parte politica ormai inespressiva di qualsivoglia valore.
Da sottolineare inoltre che sono state le decisioni dei governi di sinistra a condannarci per sempre alla sudditanza energetica chiudendo al nucleare. Un’energia che compriamo dai paesi intorno a noi e la cui vicinanza ci espone al pericolo come se avessimo le centrali nel nostro paese, ma questa è un’altra storia, come anche quella di vietare l’acquisto del gas Russo, una potenza in guerra a cui si fa la morale in tutti i modi, salvo poi girarsi dall’altra parte davanti ai misfatti di Israele e Gaza, come se questi ultimi invece fossero esenti da risvolti morali.
Intanto con la bella stagione Roma si mostra come sempre come una meraviglia artistica a cielo aperto da visitare, ma per quelli che vorranno andare a vedere la grande mostra Caravaggio 2025 a Palazzo Barberini, si consiglia di prenotare subito online, perché è vero che finisce il 7 luglio, ma l’amore del pubblico per i capolavori di Michelangelo Merisi è infinito quanto l’afflusso di pubblico.