Italia fuori dall’OMS? Una Riforma Sanitaria o una Boutade Politica?

 

È il tema del momento: l’Italia dovrebbe abbandonare l’Organizzazione Mondiale della Sanità? Secondo la Lega, assolutamente sì. Tra dichiarazioni infuocate, dati sui bilanci e accuse di inefficienza, la proposta di uscire dall’OMS è diventata una vera e propria “pietanza” politica, servita con contorno di polemiche e un tocco di sovranismo alla salsa di Trump.

Gli argomenti a favore dell’uscita

La Lega descrive l’OMS come un “carrozzone” il cui bilancio sembra più un banchetto per pochi privilegiati che una macchina operativa per la salute globale. I numeri citati da Claudio Borghi non lasciano spazio all’immaginazione: un terzo delle risorse destinate agli stipendi, mediamente vicini ai 150.000 euro l’anno e rigorosamente esentasse. Per non parlare dei 160 milioni di euro annui spesi in viaggi. E l’Italia, con i suoi 100 milioni di contributi annuali, cosa riceve in cambio? Secondo i proponenti del disegno di legge, ben poco.

“Il nostro denaro potrebbe essere meglio investito nel Servizio sanitario nazionale o in progetti più mirati, come la lotta all’antibiotico resistenza insieme agli Stati Uniti”, sostiene Borghi. Non manca poi l’accusa, ormai classica, al ruolo dei grandi donatori privati: tra tutti, Bill Gates, che con il suo contributo rappresenterebbe “il principale azionista” dell’organizzazione. Insomma, l’OMS è dipinta come una multinazionale più interessata a seguire i capitali che la missione.

I contro: Isolamento o responsabilità?

Non tutti però condividono questa visione. Per Angelo Bonelli di Europa Verde, abbandonare l’OMS significherebbe trascinare l’Italia verso un “isolamento internazionale” in un periodo storico dove la collaborazione globale è cruciale. Matteo Bassetti, noto infettivologo, rincara la dose: “L’OMS è fondamentale nei paesi in via di sviluppo, e uscire significherebbe ignorare il ruolo che svolge nella prevenzione di malattie infettive in luoghi come Siria, Tanzania o Gaza”. Certo, non è perfetta, ma è davvero possibile gestire le future pandemie senza una rete globale di monitoraggio e coordinamento?

OMS: I numeri della discordia

L’OMS, fondata nel 1946, si occupa di tutto, dalla sorveglianza epidemiologica alle vaccinazioni. Tuttavia, è sempre più spesso accusata di essere una struttura obsoleta, politicizzata e inefficiente. Gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, avevano già tentato di abbandonarla, lamentando contributi finanziari sproporzionati e una cattiva gestione delle crisi sanitarie. Ma il contraccolpo di un’eventuale uscita di Washington è ancora oggi oggetto di dibattito: meno fondi, meno programmi globali e un futuro incerto per la salute pubblica internazionale.

Una riforma necessaria, ma a che prezzo?

Che l’OMS necessiti di una riforma, sembra opinione condivisa. Anche i suoi sostenitori più convinti ammettono che è una struttura lenta, spesso appesantita da dinamiche burocratiche e influenze politiche. Ma la domanda resta: è meglio lavorare per cambiarla dall’interno o abbandonare il tavolo?

Borghi propone l’uscita come un primo passo verso un nuovo approccio sanitario internazionale, dove i fondi sarebbero gestiti direttamente dai singoli Stati o tramite partnership bilaterali. Tuttavia, è difficile non chiedersi: siamo davvero pronti a rinunciare alla rete di collaborazione internazionale che, per quanto imperfetta, è stata cruciale in passato per affrontare emergenze sanitarie globali?

Conclusione: Carrozzone o ancora di salvezza?

In fondo, la vera domanda è questa: quanto vale per l’Italia il suo posto nell’OMS? Vale davvero la pena abbandonarla, rischiando di perdere un canale cruciale per la gestione di crisi globali, per risparmiare 100 milioni di euro l’anno? O sarebbe meglio investire le energie per migliorarne il funzionamento, magari spingendo per una maggiore trasparenza e un uso più efficiente dei fondi?

In attesa di una risposta, lo spettacolo politico continua. Ma una cosa è certa: mentre i protagonisti discutono, i problemi sanitari globali non si prendono pause.

 

Giuseppe Arnò

 

Foto credit: Di WHOhttp://www.who.int/about/licensing/emblem/en/ –     Open Clip Arthttp://www.who.int/about/licensing/emblem/en/, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=437462

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