FRANCESCO RUTELLI
LA SOSTENIBILITA’? DA APPLICARE IN OGNI SETTORE!
Il recente convegno “Anica Academy ETS” e ‘Unicredit’ svolto a Venezia tramite il panel” Cinema e Sostenibilità: l’industria del Cinema e dell’ Audiovisivo di fronte alla sfida della sostenibilità “, ha permesso di chiedere a Francesco Rutelli, ex Presidente dell’Anica, domande varie. Precisiamo che Rutelli è stato Presidente dell’Associazione Nazionale industrie cinematografiche audiovisive e digitali”, per oltre 8 anni e che l’attuale Presidente dallo scorso settembre, è Alessandro Usai.
Presidente, in termini pratici cosa si intende per sostenibilità del cinema ed audiovisivo?
“Sostenibilità è una parola antica che viene dal latino. ‘Sostenere’ è stata usata per le coltivazioni nei boschi nei secoli passati, maggiormente in Germania. Quindi qual è una coltivazione, una messa a dimora di alberi che è redditizia e che rimarrà? Oggi è una cosa completamente diversa in quanto sostenibile vale per l’economia, la finanza, vale per l’ambiente e penso altro ancora. Certo, ma oggi vi sono criteri ambientali, sociali e di governo, di equilibrio tra i generi, ed ancora di equilibrio nella gestione delle aziende e dei processi collettivi che sono indispensabili per avere finanziamenti. Oggi, chi voglia accedere a finanziamenti europei, chi voglia avere un miglior trattamento in termini bancari, assicurativi, deve dimostrare d’avere processi rispettosi di tali parametri.
E quindi non avere mezzi altamente inquinanti, non sprecare il cibo, avere sempre parametri rispettosi anche nell’organizzazione interna. Se lo fa ottiene benefici, se non lo fa, va fuori competizione con i concorrenti, ma noi guardiamo all’interesse generale. L’interesse generale ci dice che non è solo un problema di regolazione ossessiva come taluni anche giustamente temono, bensì un interesse di crescita, una opportunità di sviluppo e di lavoro oltre che di equilibrio ambientale e climatico. Quindi un processo del tutto sano che si svolge anche all’interno delle industrie cine- audiovisive e digitali. Va seguito perché in parte necessario, indispensabile, tassativo, ma, in parte, soprattutto utile.”
Bene, passando alla domanda successiva, sappiamo che i lavoratori del cinema ed audiovisivo, da anni attendono questo benedetto codice dello spettacolo purtroppo sempre rimandato.
“Le rispondo tenendo conto che tale codice riguarda molto la componente teatrale, quella cine -audiovisiva e digitale. Quindi è un tema che non è proprio dentro le corde che rappresento: quello appunto dell‘Anica’. Mi domanda se è un tema d’interesse generale? Certo che lo è, questo è innegabile.”
Ci sarà uno sbocco in merito a suo avviso?
“Beh…il Governo si è impegnato, ma non tocca a me rispondere, ci sono le associazioni che se ne stanno occupando. Ci sono gli operatori, i lavoratori, tecnici, ma, ripeto è il Governo che se ne deve occupare sperando faccia presto.”
Ultima domanda ‘Anica’ è molto sensibile ai cambiamenti in corso porgendo attenzione al sociale, all’ambiente, nonché alle direttive europee sulla sostenibilità. Ma, le grandi produzioni che si spostano in paesi dove regna anche molta povertà tipo Africa ed ancora India, hanno lo stesso codice?
“Si, poiché hanno da rispettare rigorosi parametri rispetto ai loro controllori. Loro devono rendicontare: se lei prende un grande gruppo mondiale …oggi esso deve assumere comportamenti di riguardo e rispettosi, anche per quanto riguarda violenze su alcuni aspetti delle troupe cinematografiche. Bene, è nata tale figura! Eccoci! Noi come “Anica Accademy” siamo stati i primi a formarla tramite figure che sui set accertano che non vi siano comportamenti scorretti verso minori, nonché figure femminili nelle scene di sesso. E’ pertanto un aspetto di trasparenza e correttezza indispensabile, dal momento che le aziende devono risponderne. E lo stesso vale per i grandi gruppi internazionali improntati al rispetto verso la sostenibilità: fare una rendicontazione sul loro comportamento è necessario, tanto più sono grandi, maggiore è l’impegno a renderne conto specialmente all’estero in maniera incisiva e precisa.
Pertanto da questo lato io posso solo salutare positivamente che si vadano a fare delle produzioni in paesi di sviluppo emergenti o in difficoltà economiche, poiché questo porta sia professionalità, sia valorizzazione del territorio, chiaramente se esiste. Ed ancora una crescita di coscienza, produttiva, occupazionale, fondamentale per i paesi emergenti”.