C’era una volta la Ferrari. Anzi, no. C’è ancora, ma non si vede. È come quando ti raccontano di un mito, una leggenda, un simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo, e poi ti svegli davanti a una SF-25 che fatica a tenere dietro persino una Williams. Sì, quella Williams. Non è un incubo: è il GP di Miami 2025. E se non fosse tragico, ci sarebbe da ridere.
Conte, ospite da Floris, ha detto: “Avevate una Ferrari e la state facendo andare peggio di un’utilitaria di vecchio modello.” E come dargli torto? Anche se, a ben guardare, quella “sua” Ferrari andava piano quasi quanto questa. Ma almeno non faceva così tanta confusione. Oggi invece si naviga a vista, con Hamilton e Leclerc che sembrano due passeggeri intrappolati su un autobus senza conducente.
Miami ha fatto da specchio crudele a una realtà che a Maranello continuano ostinatamente a ignorare: questa macchina è un fallimento annunciato. Un progetto nato male e cresciuto peggio. Il retrotreno non funziona, l’avantreno è un salto nel vuoto, la correlazione dati è sparita come i sogni mondiali dei tifosi. Vasseur parla di potenziale da estrarre come un novello rabdomante nel deserto, ma a furia di cercare l’acqua ci si sta solo affogando nel ridicolo.
I piloti sono esasperati. Hamilton si sfoga via team radio come un adolescente col cuore spezzato, Leclerc mastica amaro e guarda nel vuoto, probabilmente ripensando a quel 2019 in cui credeva ancora in un futuro rosso. E i tifosi? Loro sì, sono i veri eroi. Ogni domenica sperano, ogni domenica si illudono, e ogni domenica ricevono in cambio una nuova umiliazione. Altro che Cavallino Rampante: ormai è diventato un somaro impantanato nella ghiaia.
Il bello è che tutto questo disastro costa milioni. Una struttura da Formula 1, due tra i piloti migliori del circus, una fanbase planetaria… e una macchina che sembra messa su con le istruzioni del “fai da te”.
Vasseur chiede tempo. Ma quanto ancora? Maggio è la deadline, dicono. Tra Imola, Monaco e Barcellona ci si gioca tutto. Ma se il buongiorno si vede dal mattino, a Maranello stanno già preparando l’ombrello per l’acquazzone.
Forse è arrivato il momento di dire basta. Azzerare tutto. Salutare educatamente (o forse no) chi ha portato la Ferrari in questo vicolo cieco e cominciare da capo. Con gente nuova, idee nuove, competenza massima e non frasi fatte da conferenza stampa. Non è solo una questione tecnica: è una questione di dignità.
L’Italia sportiva non merita questa vergogna. I tifosi non meritano di tifare per un simbolo sbiadito. E soprattutto, Enzo Ferrari non merita di girarsi nella tomba ogni domenica pomeriggio.
Ferrari, è ora di fare l’unica cosa sensata rimasta: mandateli tutti a casa e ricominciate. Prima che il mito diventi barzelletta.
di Redazione
Foto credit: Cavallino Classic