Tutti esultano, chi più e chi meno, ma esultano. È la notizia del giorno, e inizialmente avremmo voluto mantenere un rispettoso silenzio. Perché? Per rispetto della Giustizia, quella con la “G” maiuscola: ancora viva, integra, e – nonostante qualche eccezione – non contaminata.
La sentenza del Tribunale di Palermo dopo otto ore di Camera di consiglio ha sancito un principio fondamentale: difendere i confini della Patria non è reato. Un verdetto che non solo celebra la legge, ma rafforza il senso innato di giustizia che ognuno di noi porta nel cuore, quel richiamo alla rettitudine e all’onestà che ci guida nei confronti degli altri.
I famosi precetti ulpianei – honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere – rimangono saldi, sia nel diritto scritto che in quello non codificato. E oggi, con l’assoluzione di Matteo Salvini con la magica formula “il fatto non sussiste”, possiamo dire che Giustizia istituzionalizzata e Giustizia naturale hanno fatto il loro lavoro.
Non è solo una vittoria legale, ma anche un punto a favore della fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario, spesso messo sotto accusa. Questa volta brindiamo: alla Giustizia, alla Legge, e al vicepresidente Salvini.
Giuseppe Arnò