L’elefante in cristalleria schiaccia l’Europa
C’era una volta un mondo in cui l’America difendeva l’Europa, la democrazia e i suoi alleati. Poi arrivò Donald Trump. Ora, invece, la strategia di Washington sembra essere quella di mollare gli amici per abbracciare gli avversari. Un’arte che il duo Trump-Vance sta affinando con una precisione chirurgica. E l’ultimo capitolo di questa telenovela tragicomica si è consumato davanti alle telecamere, con un Volodymyr Zelensky ridotto a spettatore impotente.
L’agnello davanti al lupo (arancione)
L’incontro tra Trump e Zelensky è durato meno di venti minuti, il tempo necessario per trasformare la Casa Bianca in un’aula scolastica dove il presidente ucraino è stato trattato come un bambino capriccioso. “Mostra gratitudine”, gli è stato detto. Non basta che il suo paese sia stato invaso, che milioni di ucraini siano in fuga, che le bombe cadano ogni giorno. No, deve anche ringraziare. Magari con un bel biglietto di auguri.
E quando Zelensky ha provato a far notare che, forse, ci sarebbe bisogno di maggiore supporto e non di prediche, Trump gli ha risposto con una cacciata in diretta mondiale: “Torna quando sarai pronto”. Qualcuno immagini la scena: da una parte, il presidente ucraino con un viso pallido e provato dalla guerra. Dall’altra, Trump con la sua solita abbronzatura da resort e un sorrisetto compiaciuto. Se fosse un film, si chiamerebbe “David contro Golia, ma Golia ha il telecomando della regia”.
Il patto diabolico: Trump, Putin e il destino dell’Ucraina
Se qualcuno avesse ancora dubbi su da che parte sta Trump, basta riguardare il replay di questo scontro. La sua “pace” non è altro che un accordo già scritto con Vladimir Putin, progettato in incontri privati senza testimoni, dove la posta in gioco è la sovranità ucraina. Trump, in perfetto stile da businessman, ha una sola priorità: “convincere” Kiev a cedere alle condizioni russe e magari cedere pure alcune risorse minerarie agli Stati Uniti in cambio di promesse vaghe e nulla di concreto.
Il tutto mentre JD Vance, il vicepresidente che sembra uscito da un romanzo distopico, rincara la dose con dichiarazioni allucinanti. Secondo lui, le vere minacce non vengono dalla Russia o dalla Cina, ma dall’Europa. Più chiaro di così si muore: per Trump e i suoi, Bruxelles è un fastidio, un concorrente da schiacciare. Putin, invece, un socio con cui fare affari.
Europa, svegliati: il prossimo bersaglio sei tu
L’Europa, come una fragile cristalleria, ha appena subito un colpo assestato con precisione chirurgica. Se ancora qualcuno pensava che gli Stati Uniti fossero un alleato affidabile, ora è tempo di ricredersi. La lezione di Zelensky è chiara: oggi è il suo turno, domani potrebbe essere quello di qualsiasi altro paese europeo. Trump non si sente più obbligato a difendere l’Occidente: preferisce dividere, destabilizzare e consegnare il destino del continente nelle mani di Putin.
E mentre a Mosca già brindano con vodka e popcorn al “porco Zelensky che ha avuto ciò che meritava” (parole di Dmitry Medvedev, sempre fine ed elegante), in Europa sarebbe il caso di smettere di credere alle favole. Perché la pace che Trump vende non è altro che una resa incondizionata. E il prezzo lo pagheremo tutti noi.
Giuseppe Arnò
Foto credit: https://www.ilgiornale.it/
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