Natale o “Bel Hiver”? La rivoluzione del presepe e i mercatini politicamente corretti
Cari lettori, preparatevi a un viaggio surreale tra fiocchi di neve di zucchero e presepi clandestini, perché oggi parliamo di un’operazione così “diabolica” che perfino il Grinch sembrerebbe un dilettante: la trasformazione del Natale in una generica e sobria “festa d’inverno”. Sì, perché a quanto pare, il nostro albero di Natale deve fare spazio a… un abete anonimo, possibilmente senza decorazioni, per non offendere nessuno.
La crociata contro il presepe
Pensavate che il presepe fosse solo un’innocente rappresentazione di statuine impolverate che lottano ogni anno per non cadere dallo scaffale? Illusi! In realtà, è un simbolo talmente pericoloso da essere paragonabile a un’arma di distruzione di massa ideologica. C’è chi lo vede come un’aggressione culturale degna di un trattato delle Nazioni Unite. Si mormora addirittura che la semplice presenza del bue e dell’asinello sia troppo esclusiva per una scuola multietnica. E no, non scherzo: una giornalista si è indignata vedendo un presepe scolastico, perché – tenetevi forte – ci sono bambini di altre religioni!
Ma attenzione! Festeggiare il Ramadan nelle stesse scuole, con tanto di dolcetti distribuiti a tutti, è perfettamente inclusivo. Strano, vero? Sembra quasi che l’inclusività sia un concetto a senso unico: tutto si accoglie, tranne ciò che fa parte delle tradizioni locali.
Mercatini di Natale 2.0
Cosa c’è di più natalizio dei mercatini di Natale, con le loro bancarelle traboccanti di dolciumi, lucine e vin brulé? Beh, ormai dobbiamo chiamarli “mercatini d’inverno”. Perché? Semplice: per non urtare la sensibilità di qualcuno che, forse, potrebbe sentirsi escluso. È così che il magico “Marché de Noël” di Parigi diventa il sobrio e neutrale “Bel Hiver”. Ammettiamolo, “Bell’inverno” suona un po’ come il titolo di una soap opera degli anni ‘80.
Ma tranquilli, l’inclusività non finisce qui. A Bruxelles, il tradizionale evento natalizio è stato ribattezzato “Plaisirs d’Hiver” (Piaceri d’inverno). Niente più renne o Babbo Natale: ora avremo “esperienze multisensoriali invernali”, che suona più come una degustazione di yogurt probiotico che una celebrazione festiva.
Il presepe ribelle: cronache dal Parlamento Europeo
C’è però una buona notizia per i nostalgici del Natale: il presepe è tornato al Parlamento Europeo, e non è un errore di battitura. Dopo anni di divieto, quest’anno sono apparse due natività, entrambe sfacciatamente cristiane. Gli europarlamentari, commossi, raccontano che prima erano costretti a nascondere i presepi nei cassetti, quasi fossero volantini sovversivi. Ora, invece, si può dire “Buon Natale” senza paura di essere trascinati davanti alla Corte di Giustizia Europea.
Certo, qualcuno potrebbe pensare che mettere un presepe sia una questione di buon senso, ma non dimentichiamoci che siamo in un’epoca in cui “Merry Xmas” sulle luminarie viene accusato di richiamare la X Mas (sì, quella della Decima Flottiglia).
Conclusione: un inverno senza gusto
E quindi eccoci qui, con il Natale trasformato in una sterile celebrazione invernale, dove la neve finta è più autentica dello spirito natalizio. Ci resta da chiederci: il prossimo passo quale sarà? Vietare il panettone perché non è inclusivo per chi preferisce il pandoro?
Forse dovremmo ricordarci che l’inclusività non significa cancellare, ma aggiungere. Perché sì, possiamo brindare con vin brulé e tè alla menta, ammirare presepi e lanterne, cantare “Jingle Bells” e ballare sulle note di un darbuka. Perché la vera ricchezza sta nel convivere, non nel rinunciare.
E ora, scusatemi: vado a salvare il mio albero di Natale da un esilio forzato in soffitta.
Redazione