Difendere i lavoratori va bene, purché non lo faccia quello lì.
Ma guarda un po’, questa politica tutta trumpiana di difesa del lavoro, della produzione, del recupero industriale nazionale e del rilancio delle esportazioni – naturalmente a scapito della Borsa americana, delle Multinazionali USA, delle grandi Banche e della Speculazione globale – non dovrebbe, in teoria, far saltare di gioia Landini? Dopotutto, lui predica esattamente queste cose da una vita per l’Italia.
Eppure, puntuali come un orologio svizzero, i commentatori televisivi di mezzo pianeta (quelli con il bonifico firmato da chi si sente “danneggiato”) arrivano alla solita conclusione: “I dazi si scaricheranno sui consumatori finali, cioè sui poveri lavoratori!”
Che sorpresa, eh?
A nessuno viene mai in mente il sospetto – chiamiamolo così, per carità di patria – che prima dei lavoratori potrebbero magari pagarne il prezzo altri pezzi della filiera produttiva. Né tantomeno che esistono lavoratori e lavoratori, consumi e consumi. Ma si sa, pensare è fatica.
Intanto, dalle slides presentate oggi dal fine economista Fubini (Corriere della Sera) durante la trasmissione di Parenzo su LA7, emerge un dato curioso: di fronte ai dazi trumpiani, il popolo americano si spacca in due. Da una parte il 38% più povero, che quasi non se ne accorgerà; dall’altra il 62% medio-ricco, che invece ne risentirà parecchio.
Effetti visibili? Due o tre mesi, mica un’era glaciale.
Secondo Fubini e i suoi sapienti analisti, quindi, questa “manovra” durerà poco: <dura minga, non può durar!> e Trump dovrà, prima o poi, fare marcia indietro.
E qui scatta la domanda delle cento pistole: Landini, Schlein, Conte, Bonelli, Fratoianni e l’imbarazzato caravanserraglio delle sinistre varie… voi da che parte volete stare? Con il 38% o con il 62%?
Ma il vero tocco di genio, in questa tragicommedia tutta italiana, arriva quando si vede affrontare temi da Nobel dell’economia in uno studio di RAI 3, ad Agorà, con la presenza dell’On. Baldino (M5S). La quale, con sicurezza adamantina, se la prende niente meno che con Meloni e il suo governo, accusandoli dei ritardi (!) nella risposta ai dazi di Trump!
Chapeau.