Dove sarà finito Assad? Un giallo degno di una spy-story
A Damasco, la città assediata e al centro del dramma siriano, non si trova Bashar al-Assad. Si trova però una buona dose di confusione, una miriade di voci e una serie di sviluppi che sembrano tratti da un romanzo di spionaggio.
Le fonti ufficiali del regime assicurano che il “rais” è ancora saldo al timone della Siria (anche se la barca sembra ormai mezza affondata). Tuttavia, secondo la CNN e altre testate internazionali, Assad non si vedrebbe più nemmeno col binocolo nella capitale. Dove sia, esattamente, è oggetto di accese speculazioni: alcuni lo immaginano nascosto nei meandri di un bunker super-segreto, altri suggeriscono che abbia già salutato Damasco e sia volato verso destinazioni più sicure, come Teheran o Mosca.
Una capitale sotto assedio
Mentre Damasco si trasforma in una metaforica “stanza degli interrogatori” per il destino della Siria, i ribelli avanzano impetuosamente. I quartieri esterni della città cadono uno dopo l’altro, il carcere di Sednaya è stato preso, e i prigionieri di coscienza sembrano finalmente vedere la luce dopo anni di buio. Le forze di Hayat Tahrir al-Sham, che un tempo si occupavano di slogan e video propagandistici, ora dominano un’ampia porzione del territorio.
Assad: turista o stratega?
Se davvero Assad si è dileguato, non si sa se stia negoziando un esilio sicuro o cercando un compromesso per mantenere almeno una fetta di potere. Bloomberg suggerisce che sia in Iran, pronto a firmare accordi. Altri lo collocano in una villa russa sorvegliata da orsi addestrati. Di sicuro, la sua assenza alimenta lo smarrimento del regime, ormai lasciato con pochi alleati concreti.
La diplomazia in azione (forse)
Intanto, a Ginevra e Doha si susseguono summit che sembrano più tentativi di salvare le apparenze che reali negoziati. La Russia e l’Iran dichiarano di voler “salvaguardare la stabilità siriana” ma, tradotto, significa: “Siamo un po’ a corto di soluzioni (e di soldi)”. Israele, invece, ha deciso di rafforzare la sua presenza sulle alture del Golan, dimostrando che una Siria caotica è il regalo di Natale che non voleva ricevere.
E ora?
Il destino di Assad è un thriller che si scrive in diretta. Forse fuggito, forse ancora lì, ma sicuramente sempre più isolato. Il leader, che aveva fatto del controllo totale il suo mantra, ora sembra l’ultimo spettatore di uno spettacolo che gli è sfuggito di mano.
Nel frattempo, l’unica certezza è che la Siria continua ad essere la scena di un dramma umano senza fine. E, ovunque si trovi Assad, un pensiero lo avrà sicuramente: “Forse governare non è poi così facile come sembrava.”
Redazione