Aleppo, il nuovo epicentro di un terremoto geopolitico

Un fulmine a ciel sereno scuote il cuore del Medio Oriente: Aleppo, città simbolo e crocevia della guerra civile siriana, cade nelle mani di ribelli islamisti sostenuti dalla Turchia. La storica cittadella, ora sotto la bandiera di Hayat Tahrir al-Sham, racconta il crollo non solo di una città, ma forse di un’intera strategia di potere.

Mentre i jihadisti festeggiano, Bashar al-Assad promette vendetta, la Russia vede sfumare il suo sogno di supremazia mediterranea, e l’Occidente – come sempre – osserva a distanza, raccogliendo i cocci e prevedendo nuove ondate migratorie. La caduta di Aleppo potrebbe essere il “cavallo di Troia” che ridisegnerà l’intero scacchiere regionale.

Una nuova (e strana) coppia: Turchia e Israele

Chi l’avrebbe detto? Erdoğan e Tel Aviv sembrano giocare la stessa partita. Il primo con ambizioni neo-ottomane, il secondo con l’obiettivo di spezzare il corridoio Iran-Hezbollah. Una convergenza di interessi che ha trasformato Aleppo in una tenaglia perfetta: a nord la Turchia fornisce supporto ai ribelli, mentre Israele bombarda gli alleati sciiti del regime a sud.

L’offensiva ribelle arriva con precisione chirurgica: cade Aleppo, cede l’aeroporto, le vie di rifornimento iraniane vengono interrotte. E intanto, Mosca, distratta dal conflitto in Ucraina, perde terreno e influenza. Il Mediterraneo potrebbe diventare presto una piscina privata per NATO e alleati.

Il crepuscolo russo e il sogno spezzato dell’Iran

Se Putin pensava di avere un posto fisso nel club delle potenze mediterranee, la realtà si rivela ben diversa. Tartus, ultimo baluardo russo in Siria, vacilla; Sebastopoli è bloccata; e il sogno di una marina globale sembra affondare tra le sabbie siriane.

Anche l’Iran si ritrova con più domande che risposte. La “mezzaluna sciita” rischia di spezzarsi, mentre Teheran paga il prezzo di una strategia troppo ambiziosa. La morte del generale Pourhashemi non è solo un colpo simbolico, ma un promemoria che i nemici sono più vicini di quanto si pensi.

E l’Europa?

Mentre i siriani scappano a migliaia, cercando rifugio tra le macerie o puntando disperatamente verso il Mediterraneo, il Vecchio Continente si prepara a una nuova emergenza migratoria. Il nunzio apostolico a Damasco, cardinale Mario Zenari, sottolinea che i siriani ormai vedono nell’emigrazione l’unica via d’uscita. Un intero paese fugge, mentre l’Europa resta a guardare, persa tra sanzioni e ritardi cronici.

La Siria: un campo di battaglia globale

La guerra civile siriana, cominciata come una ribellione locale, è ora uno scontro globale dove ogni attore – dalla Turchia a Israele, dall’Iran alla Russia – gioca la propria partita. Aleppo non è più solo un simbolo: è la scacchiera dove si decide il futuro del Medio Oriente.

E mentre il caos regna sovrano, una cosa è certa: in Siria, nessuno è mai davvero al sicuro, nemmeno il re sulla scacchiera.

Redazione

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